La valle dell’Arno, provenendo da sud est prima di aprirsi su Firenze, si lascia a destra il Pratomagno, massiccio appenninico ricoperto di boschi. Se si risale la montagna da Reggello, paese famoso per la qualità del suo ‘oro verde’, si giunge ad un’ampia oliveta al cui centro sorge il borghetto di Stoppi che dall’omonimo poggio prende il nome. Siamo tra i 600 e gli 700 metri di altitudine e il panorama sul Valdarno e poi sui colli del Chianti è ampio e aperto: una gioia per lo sguardo. La strada bianca arriva alle casette rurali fatte di pietra grigia, la stessa con cui sono eretti i muri a secco che sostengono i terrazzamenti dell’oliveta, che permettono una o due file di piante.
A Stoppi, come in genere sui colli montani, ogni possibilità di agroindustria risulta impraticabile; ma quella che in un’ottica meramente economica può definirsi una zona marginale e svantaggiata, costituisce una ricchezza naturale di cui prendersi cura e da cui poter ottenere un olio extravergine di oliva di elevata qualità.
L’oliveta si estende su circa sei ettari ed è circondata dal bosco; le varietà di piante curate sono costituite principalmente dalle classiche toscane Frantoio, Moraiolo e Leccino anche se, qua e là, compaiono diverse altre varietà rustiche e impollinatrici. Il rigore tecnico e la sensibilità ecologica caratterizzano la potatura delle piante e la gestione agricola del campo, con la consapevolezza che per fare un ottimo olio bisogna focalizzarsi sulla salute degli olivi e del loro agroecosistema. Le olive vengono raccolte manualmente e frante velocemente in frantoi della zona per estrazione meccanica a freddo. L’attenzione per il processo di frangitura e la cura delle singole piante e dei loro frutti sono tra i segreti della qualità di questo olio.